L’ultimo appuntamento di Management Revolution, prima della pausa estiva, è stato l’occasione per riflettere sull’attuale riorganizzazione dei processi che attraversa il mondo del lavoro e su come questo influisca anche sull’esercizio della leadership:
Qual è il contesto in cui ci troviamo a operare oggi?
Quali sono le dimensioni intorno a cui ruotano le nuove dinamiche organizzative?
Queste sono alcune delle domande che hanno dato il via all’incontro condotto da Alessandro Donadio– Associate Partner presso Ernst&Young – sottolineando la stretta correlazione tra leadership e ambiente in cui essa può prendere forma.
Comprendere la modalità più adatta di organizzare processi e gestire le persone che ne sono parte significa, prima di tutto, conoscere ciò con cui si ha a che fare. L’idea di leadership situazionale, formulata da Blanchard e Hersey, afferma che la situazione è l’elemento determinante a partire da cui sviluppare e modellare il tipo di leadership che meglio si presta a quello specifico contesto di riferimento.
La condivisione dello spazio e del tempo hanno visto mutare il ruolo che giocavano, fino a poco tempo fa, nella sfera aziendale, e non solo: la distanza fisica così come la sovrapposizione tra tempo personale e professionale rappresentano, di fatto, una nuova condizione.
Parallelamente a ciò, si è assistito a un processo di accelerazione di cambiamenti già in atto, che hanno trovato e continuano a ricercare nuove forme di sviluppo. L’innovazione tecnologica e l’autonomia della persona sono, infatti, due aspetti che oggi acquistano maggiore centralità favorendo il sorgere di nuovi modi di lavorare. Dalla sempre maggiore intersezione di queste due dimensioni ne deriva una crescente flessibilità organizzativa, che richiede anche nuove capacità di leadership.
Verso un modello ibrido
Il punto di vista di Claudia Filippone– Institutional Relations, HR & Communication Chief Officer presso RINA – ha evidenziato il percorso, interno alla propria realtà professionale, che ha condotto verso un modello ibrido di lavoro: la prospettiva dei e delle dipendenti ha fornito il terreno necessario per la sua strutturazione. Partire dall’ascolto dei bisogni e dalle osservazioni di chi opera quotidianamente è stato un passo indispensabile per elaborare una forma organizzativa, in grado di adattarsi ai cambiamenti sempre più rapidi, tenendo conto dell’elemento esperienziale. Non è, infatti, possibile immaginare alcun tipo di evoluzione senza riconoscere il giusto spazio a chi ne costituisce un elemento chiave: la persona.
AncheRosalinda Usai – Head of Academy & People Development presso Cattolica Assicurazioni – ha offerto una prospettiva muovendo dalla propria realtà di riferimento. E lo ha fatto ponendo l’accento sulla competenza. Anche qui, avendo come base di partenza i punti di vista chi vi lavora, si è puntata particolare attenzione al ruolo del middle management nel plasmare nuovi modelli di competenze, sviluppati intorno a tre punti chiave:
- La formazione: indispensabile anche per favorire un approccio trasversale e di confronto tra manager di differenti aree interne.
- Nuovi strumenti digitali: importanti nell’adozione di nuove modalità organizzative e comunicative.
- Il wellbeing: la cura di sé ha acquisito sempre più rilevanza anche all’interno di un contesto collettivo come quello aziendale e la condivisione delle diverse esperienze personali ne costituisce un aspetto strettamente correlato.
La cura di sé e la performance
Siamo abituati a parlare di rendimento soprattutto in termini di vendite o servizi offerti e profitto conseguito. Aspetti, questi ultimi, che non possono prescindere dal livello di motivazione e coinvolgimento di chi vi contribuisce. Avere cura di sé – all’interno della dimensione aziendale – ha proprio l’obiettivo di creare il terreno necessario all’emersione di quelle capacità che permettano di valorizzare le differenze all’interno di un team, accrescendo così il senso di appartenenza al gruppo. Ce lo ricorda anche la filosofia, quando sottolinea lo stretto legame tra cura sui e cura del mondo. Come scriveva Arendt, prendersi cura del mondo – quell’in-fra che ci racchiude e ci separa allo stesso tempo – è una modalità per riconoscere se stessi e gli altri con cui siamo costantemente in relazione.
Di qui anche l’importanza della delega – centrale nei new ways of working – quale strumento di responsabilità e responsabilizzazione, nonché di riconoscimento di autonomia. Elementi che oggi sappiamo essere imprescindibili.
