Oggi la #MindsetRevolution che serve è planetaria. Con la pandemia ci è arrivato un segnale forte e chiaro: occorre ripensare i nostri comportamenti, esistenziali e professionali, ripartendo da due pilastri etici. Occorre ripensare il rapporto con l’altro: ma non solo l’altro essere umano, ma anche l’essere animale, l’essere vegetale, perfino il minerale. E non guardare più agli altri come responsabili di tutto. Gli altri siamo noi.
Non amo gli anglicismi ma “Mindset”, cioè il modo di pensare e le convinzioni di una persona, sostituibile in latino da “forma mentis”, in italiano richiederebbe una perifrasi; e allora…
Il Mindset filtra ciò che accade intorno a noi e fornisce una chiave interpretativa che condiziona poi i nostri comportamenti: insomma non si riferisce solo alla parte cognitiva ma anche ai conseguenti gesti della quotidianità.
È chiaro che il Mindset di ciascuno evolve nel tempo in ragione delle esperienze vissute e dei mutati contesti storici, ma esistono anche quelli bloccati, immobili, impermeabili e perennemente sulla difensiva.
Il mio amico e filosofo Nando der Gazometro diceva: “Se nasci quadro, non puoi morì’ tondo. Al massimo rettangolo, tuttalpiù rombo. Ma sempre roba con gli spigoli. Tranne che te se rivoluzioni la testa…”.
LA RIVOLUZIONE È SEMPRE DISURPTIVA
Se affianchiamo i concetti di Mindset e di Rivoluzione, non stiamo parlando di evoluzione ma facciamo riferimento a un cambiamento repentino e travolgente. Piccole o grandi che siano le rivoluzioni sono sempre disurptive: dal latino “disrumpere”, dirompere, creare una frattura con la situazione precedente.
Significativa, a esempio, quella di Bruno Munari a cavallo degli anni 50 e 60 del secolo scorso, quando imperava un modello di comunicazione da “fine dicitore”: una verbalità perfetta, senza cadenze dialettali, con una gestualità contenutissima. Munari, con il suo provocatorio “supplemento al dizionario italiano”: Speak Italian – The Fine Art of the Gesture, ripropose invece la priorità della comunicazione non verbale e del linguaggio dei gesti.

Una #MindsetRevolution in campo manageriale è quella proposta da ELIS perché gli uomini d’azienda, a cominciare dai CEO, sviluppino la consapevolezza che la formazione è un processo senza soluzione di continuità e acquisiscano la mentalità dell’apprendimento permanente e partecipato. Motore di questo scossone disruptivo 100 Human Digital Master (HDM).
Era il 21 febbraio di quest’anno ed ero impegnato come docente nella seconda giornata di questo stimolante progetto quando, mentre stavo interagendo con i primi 50 HDM sull’importanza di essere “comunicatori in ascolto” piuttosto che “speaker mattatori”, arriva la notizia che in Lombardia si erano sviluppati i primi focolai di Covid-19.
Di lì a poco il coronavirus avrebbe cominciato a chiudere gli abitanti della terra dentro casa costringendoci a prendere progressivamente atto che all’emergenza sanitaria si sarebbe prima accompagnata e poi sostituita una crisi economica davvero epocale.
Una situazione che davanti all’evidenza di paradigmi esistenziali e professionali travolti e da ripensare completamente richiede una Mindset Revolution totale.
LA MINDSET REVOLUTION CHE SERVE ORA
Serve ora e al mondo intero. Una rivoluzione che non può fare a meno dell’etica che orienta i comportamenti umani. Senza scomodare i filosofi da Aristotele a Kant, mi limito alla semplicità profonda dello stesso Nando: “L’etica è avvertire la responsabilità nei riguardi dell’altro”. Ma “altro” non è soltanto l’altro essere umano, ma anche l’essere animale, l’essere vegetale, il minerale…
La natura ci ha mandato un segnale potentissimo: non l’alluvione, il terremoto, lo tsunami che sono fenomeni terribili, spietati, crudeli ma regionali. Piuttosto un piccolo virus, non disgustoso nelle manifestazioni come le pestilenze del passato, ma subdolo e invisibile perché trasportato da legioni di asintomatici: Covid-19 ha rinchiuso essere umani e ha chiuso imprese. Ci credevamo al centro e dominatori dell’universo, ci siamo scoperti colpevolmente impreparati e fragilissimi.
Per ripensare i nostri comportamenti. Occorre una rivoluzione mentale che abbia alla base l’eticità di due parole chiave:
- Responsabilità
- Sostenibilità
uscendo dallo schema logoro di pensare che sia un problema di qualcun altro: dei politici, degli esperti, degli scienziati, degli economisti, dei burocrati…
IL GIOCO SERIO DI CERCARE SÉ STESSI
Noi abbiamo sempre le idee chiarissime su quello che dovrebbero fare “loro”: il vicino imbranato che parcheggia male, la cialtrona del terzo piano che non fa la differenziata, il giovinastro che alita nell’ascensore senza mascherina, il Presidente del Consiglio che non chiude abbastanza o non apre abbastanza, Trump maledetto o Trump benedetto, il Papa santo subito o diavolo tra poco…
Ecco questo modo di trasferire la responsabilità o resta un paradigma del passato o siamo senza futuro: il campanello è suonato fortissimo per tutti, non “per gli altri”.
Ogni nostro gesto della quotidianità ha un peso in termini di sostenibilità, ciascuno di noi può ridurre l’impatto ambientale senza mandare per aria l’economia ma mandando, con scelte oculate, segnali chiari alle imprese perché diversifichino la produzione verso forme sempre più ecocompatibili.
Di recente sono stato coinvolto insieme ad altri “intellettuali” in un gioco serio: lanciare un messaggio alla Nazione come Presidente del Consiglio! Ma anche no… troppo facile parlare nelle vesti di un altro senza portarne la responsabilità. Allora ho accettato, ma sparigliando le carte e proponendo la mia “Mindset Revolution”: mia, nel senso che comincia da me.

È questo che dobbiamo interiorizzare: la responsabilità e la sostenibilità dei gesti quotidiani di sette miliardi e mezzo di “me” decideranno del futuro. Perché gli altri siamo noi.